sabato 16 febbraio 2008

SAN FAUSTINO E IL DESTINO parte seconda


Per chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo la prima parte del post, eccone il seguito.
Che poi in realtà non si tratta di un seguito vero e proprio, bensì di una sorta di "secondo tempo" della giornata, o meglio della serata.

2) SAN FAUSTINO ALL'AUDITORIUM

Ieri, 15 febbraio, non era soltanto la festa dei single bensì anche la data fissata per la terza lezione di giornalismo all'Auditorium Parco della Musica.
Di questa iniziativa di Internazionale insieme a Musica per Roma ne ho parlato qualche tempo fa, allegando l'elenco completo degli appuntamenti con i relativi protagonisti e la calorosa raccomandazione di prendere i biglietti per tempo che, per il basso prezzo e l'esiguo numero di posti disponibili , finiscono quasi subito.
Infatti una decina di giorni fa dopo aver accompagnato mia sorella alla lezione di orchestra sono passata in biglietteria per acquistare 2 ingressi per la serata di ieri, da regalare ad un amico che a giorni compirà gli anni.
Purtroppo il biglietto che vedete fotografato qui sopra era l'ultimo superstite rimasto al botteghino ed io ci tenevo particolarmente ad assistere alla mia prima lezione di giornalismo, dato che per una serie di peripezie varie non avevo potuto partecipare alle prime 2, quella di Amira Hass e di David Remnick.
E così ho deciso di comprarlo comunque e di trascorrere la fine di San Faustino con la migliore compagnia che potessi avere: me stessa.
Mi sono preparata, vestita, truccata, ho preso la borsa a tracolla di velluto nero dall'armadio di mia madre e c'ho stipato dentro la mia agenda Moleskine, una penna, una matita e un temperino, "il legame" -un libro bellissimo che abbiamo comprato io e Miriam l'anno scorso durante il festival della letteratura a Massenzio- un maglione in più perchè ieri faceva veramente freddo, la trousse e ovviamente Internazionale.
Ho accompagnato Pink al portone, ho inforcato il motorino e mi sono diretta verso l'Auditorium.
Non mi ha fatto strano essere da sola, perchè mi è già capitato alcune volte di vedere un film al cinema o uno spettacolo a teatro in "beata solitudine", come direbbe Pink, anche se un po' mi dispiaceva che lui non ci fosse perchè avevamo programmato di andare insieme alla lezione. Sarà per la prossima volta, mi sono detta.
Parcheggio a viale de Coubertin, lego il casco al bloccadisco, no è meglio che me lo porto sennò me lo fregano, passo il bancomat, il locale, la libreria,il cancello,tutto come sempre quando vengo qui. Eppure lì davanti a quell' ampia vetrata, quell' entrata così familiare che varco ogni volta che vado a prendere Ludovica a coro o a violoncello, quell'entrata che mi ha proiettato verso i concerti più disparati, per un attimo là davanti mi sono sentita smarrita.
è incredibile quanto un incontro sbagliato al momento sbagliato possa scivolare così silenziosamente in mezzo ad una folla rumorosa di spettatori brulicanti , eccitati per l'inizio di qualcosa o magari delusi per la fine di qualcos' altro.
Per qualche secondo mi sono trovata anch'io a metà tra quelle 2 emozioni, persa tra un'eccitazione e una delusione, senza sapere bene a quale dare retta.
Ma è stata un'esitazione che è durata soltanto un istante(il tipico istante da film in cui per te il tempo si ferma e per il resto del mondo continua a scorrere normalmente), la prima sensazione si è imposta decisa sulla prima e così sono finalmente entrata.

L' Auditorium di sera ha un'atmosfera surreale, quasi mistica.
I passi della gente risuonano da un atrio all'altro e si mescolano al marmo dell'ingresso, insinuandosi fin nel parquet delle sale dall'acustica perfetta. Si respira l'arte in ogni gradino che sali o scendi per arrivare alla tua meta. E la mia era il Teatro Studio, dove già era in piedi sul palco il presentatore che introduceva l'ospite della serata : Alexander Stille, giornalista americano e professore alla Columbia University.
Quello che subito mi ha colpito è stato il tono professionale ma comunque interattivo con cui uno dei protagonisti della stampa statunitense, che collabora con i maggiori periodici americani( il New York Times, il Washington Post e l'Atlantic Montly) si è rivolto in un italiano perfetto al pubblico , come se stesse parlando ai suoi studenti.
Stille non ha puntato l'attenzione su se stesso, bensì ci ha guidato sapientemente tra i labirinti delle problematiche che sorgono intorno ai 2 grandi valori che dovrebbero essere i fari di ogni tipo di giornalismo e dei giornalisti di tutto il mondo: l'indipendenza dal potere politico e l'obiettività dei fatti. Un filo conduttore saggiamente srotolato attraverso il costante confronto tra giornalismo italiano e quello americano, sottolineandone diversità e affinità.

Il tema della lezione era "l'Italia vista dagli altri" , e tra le prime frasi che il giornalista ha pronunciato c'è stata quella tratta da un saggio di Enzo Forcella " per essere imprenditori in Italia occorre avere un giornale", che evidenzia come nel nostro Paese sia il referente politico ad essere il privilegiato e come i giornali si rivolgano essenzialmente ad un gruppo ristretto di lettori. A testimoniare questo non sono soltanto i dati che Stille ha rigorosamente riportato sulle fasce di età interessate o l'audience bensì la schiacciante verità che che trapela dal giornalismo italiano : non sono i fatti a contare bensì il POTERE.
Se da una parte questo tratto accomuna la situazione politica nata sotto gli astri di Berlusconi e di Bush( che sono stati definiti durante la conferenza dei "personaggi polarizzanti", nel senso che o si è con loro o contro di loro) dall'altra accentua la differenza tra le nostre testate e quelle statunitensi. Chi non ha mai riscontrato che in Italia una notizia importante viene riportata per intero nel suo "iter" di svolgimento solo un paio di volte dallo stesso giornale, per poi essere amplificata, commentata e colorata in base alla direzione del vento politico del momento?
Durante la stesura del suo libro su Berlusconi 2 o 3 anni fa Stille si è trovato ad intervistare Cesare Romiti,dirigente aziendale, insieme ad un ex-dipendente della fiat; quest'ultimo ha chiesto al giornalista come mai i giornali americani criticassero Berlusconi che era tanto amico del loro governo . La risposta di Stille è stata breve, ma perentoria:
" perchè la stampa è LIBERA".

Questo non significa certamente che le condizioni della stampa americana siano o siano state tutte rose e fiori.
La tradizione americana dell'indipendenza del giornale è nata negli anni '30-'40 dell'800 con l'avvento del quotidiano. Tutti, produttori, venditori e consumatori hanno aspirato ad un prodotto credibile, poichè nessuno desiderava giornali con un solo tipo di lettore.I soldi hanno così cominciato a girare sul serio intorno a quelle effemeridi stampate.
Durante i primi anni della guerra in Vietnam un giovane corrispondente americano del New York Times riportava con assoluta fedeltà che la situazione non stava andando per niente bene come diceva il governo. Così Kennedy ha esplicitamente richiesto che queste voci fossero messe a tacere, approfittando del fatto che il giovane sarebbe dovuto andare a lavorare un anno a Londra. Ma il New York Times non inviò il giovane in Inghilterra e lo fece rimanere un altro anno in Vietnam per non dare l'apparenza di seguire la richiesta del presidente degli Stati Uniti.

Ci sono stati certamente nel corso della storia degli esempi di obiettività imperfetta.
Alexander Stille ha affermato di non credere nell'obiettività in quanto tale, ma in quanto idea utile da perseguire, un limite infinito cui tendere ; ha parlato di FAIRNESS, parola che non ha corrispondenza nella lingua italiana e che richiama la radice di "giustizia" e la figura di un arbitro che rispetta le regole del gioco.

In America ciò che ha più recentemente messo in crisi questo valore è stato certamente la guerra in Iraq : al momento dell'invasione i media hanno perso il controllo.
Ma il compito di un giornalista è quello di raccontare la verità dei fatti, non di parteciparvi; egli ha il dovere di essere "un analista indipendente, non lo stenografo del governo".
"Il vero giornale- ha poi continuato Stille- è quello che è costretto a parlare di fatti che vanno contro i propri interessi. Ciascuno ha diritto alle proprie opinioni ma non ai fatti: essi devono mantenere una loro imparziale obiettività."

La lezione è terminata comunque con una nota di ottimismo.
La diffusione di Internet e dei nuovi media introduce nella sfera intricata del giornalismo nuovi rischi da affrontare, a partire dalle fonti non accertate cui siamo esposti ogni giorno per finire con le statistiche che dimostrano che i lettori dei siti dei giornali sono sì nettamente aumentati rispetto a quelli che leggono il prodotto cartaceo , ma che il tempo che ciascun utente trascorre sul "punto com" è veramente minimo( dai 5 minuti in giù).
Eppure è proprio perchè si tratta di problematiche sentite che "troveremo il modo di sciogliere questi nodi", come ha concluso Alexander Stille stesso.

L'ultima mezz'ora è stata dedicata alle domande del pubblico al giornalista.
Gli è stato chiesto come si valutasse una notizia,quale fosse la sua posizione in merito alla nascita di blog e piccoli siti, se in America fosse diffusa la percezione che il giornalismo libero e obiettivo fosse un pilastro della democrazia e quanto peso avessero i finanziamenti pubblici.
Le risposte sinceramente non le ricordo tutte, anche perchè ero troppo concentrata ad articolare la mia domanda e mi è preso un colpo quando la mascherina si è avvicinata con un microfono e mi sono ritrovata una telecamera puntata in faccia( mi sono ricordata dopo che tutti gli interventi vengono filmati).

Non so se nella mia vita diventerò una scrittrice o una giornalista. Probabilmente si, forse no.
Ma so che in futuro vorrei poter salire su un palco e avere la possibilità di parlare di qualcosa che mi stia talmente a cuore da illuminare il mio sguardo con quella stessa luce che brillava negli occhi di Alexander Stille ieri sera.
Sono uscita da lì completamente frastornata, immersa nei miei pensieri.
Sono andata a prendere un succo di frutta al bar e poi in automatico dritta verso la libreria, ma in realtà dentro di me risuonavano ancora le parole che avevo ascoltato e sentivo crescere dentro di me un incalzante, irrefrenabile desiderio di cambiare le cose.
Ma le sorprese non erano finite.
Mentre mi avviavo verso il motorino ho notato 2 ragazzi che camminavano nella direzione opposta alla mia. Il locale "Red " che sta vicino al bancomat era colmo di gente dentro e fuori
( con quel freddo!) e quindi non mi è sembrato troppo strano che uno dei 2 si staccasse e venisse verso di me, convinta che avesse visto qualcuno di familiare che doveva trovarsi alle mie spalle.
è incredibile quanto un incontro giusto al momento giusto possa scivolare così silenziosamente in mezzo ad una folla brulicante di persone, emozionate per l'inizio di qualcosa o magari sorprese per la fine di quacos' altro. E così, per la seconda volta in quella serata, mi sono trovata di nuovo al confine tra 2 sensazioni forti, che hanno esitato soltanto per un attimo e si sono fuse insieme mentre mi sono ritrovata stretta tra le braccia di una persona che mi ha visto crescere, che non vedevo da 2 anni, che non abita a Roma e che invece per una serie di coincidenze quella sera era proprio all'Auditorium, nello stesso istante in cui c'ero anch'io.

Sono tornata a casa all'una passata e su sky stavano per trasmettere il mio film preferito di Ozpetek "Saturno contro".
Mentre mi infilavo il pigiama e mi ficcavo sotto le coperte ipnotizzata da quella scatola che poco prima Stille aveva definito un" tostapane con immagini" ho pensato:
"questo è certamente il San Faustino più bello della mia vita!"

1 commento:

PiNk_InSiDe ha detto...

ommioddio vengo anche citato... quasi quasi mi commuovo...