martedì 19 febbraio 2008

ALLA LUCE DEL SOLE




Ieri dopopranzo ,per festeggiare alla faccia della dieta , sono andata a prendere un megacono con cialda doppia panna-pistacchio e cannella in una delle mie gelaterie preferite, sull'Isola Tiberina di fronte al Fatebenefratelli.
Quest'estate passavo di lì con un mio amico praticamente un giorno si e l'altro pure e poi scendevamo a mangiare dove montano sempre bancarelle di ogni tipo durante i mesi estivi che però aprono solo la sera quando fa abbastanza caldo.
Avevamo perfino corrotto i guardiani che ormai ci conoscevano e non ci dicevano più niente.
Ci sedevamo su una piattaforma che sta proprio sotto al ponte e parlavamo di tutto o restavamo in silenzio, commentavamo la giornata, leggevamo i passi di qualche libro che ci aveva colpito particolarmente o ci divertivamo con stupidi pettegolezzi, ma qualunque fosse il nostro umore- allegro o triste, imbronciato o spensierato- avevo la sensazione che in quel luogo, con il fiume che scorreva sotto di noi sempre uguale e comunque diverso, non sarebbe potuto succedere nulla di male.
Così con il gelato in mano anche ieri avrei voluto rendere omaggio alla tradizione e andare un po' a sedermi là. Stavo infatti percorrendo il ponte che collega l'isola alla strada, pronta a scendere la scalinata, quando con un riflesso automatico ho guardato giù vicino al fiume e alla piattaforma, dove si è presentato ai miei occhi uno spettacolo che mi ha gelato il "sangue nelle vene", è proprio il caso di dirlo.

3 ragazzi abbastanza giovani, 2 uomini e una donna, stavano in gruppo seduti vicini, la ragazza di fronte e gli altri di spalle. Si vedeva lontano chilometri che avevano un'aria di losca complicità ma lì per lì non mi sono bene resa conto di quello che stava per succedere, credevo si trattasse semplicemente di 3 sbandati, magari un po' ubriachi o al massimo accannati.
Ad un certo punto i 2 ragazzi si sono voltati nella mia direzione e ho constatato con orrore che tutti e 3 avevano un braccio nudo che tenevano piegato verso l'interno.
Ho visto perfettamente tutta la scena, perchè mi ero bloccata proprio a metà del ponte e quando dopo qualche secondo (che a me sono sembrati secoli) hanno disteso le braccia e si sono tolti una siringa dalla vena, non c'erano più dubbi che si fossero iniettati qualche tipo di droga.
Sono rimasta sconvolta, impietrita.
Quest'estate una volta avevo visto un laccio emostatico abbandonato sulla scalinata che lasciava indovinare che quello fosse uno degli scenari del lato oscuro di Roma , ma nella mia mente ho sempre immaginato che i tossicodipendenti si drogassero al "calare delle tenebre", di notte quando non potevano essere visti, non in pieno giorno, in pieno centro, davanti agli occhi di decine di persone, con le macchine dei carabinieri parcheggiate a pochi metri!!!!!!!!!!!!!!
Così mi sono voltata e ho fatto il giro dall'altra parte del lungotevere, quasi con le lacrime agli occhi dalla rabbia.
Rabbia per quelle persone che arrivano ad un gesto talmente palese alla luce del sole perchè evidentemente non hanno più nulla da perdere nè da chiedere alla vita se non la loro "dose", rabbia per la mia città, la capitale d'Italia, la "Roma caput mundi", che culla e allatta anche questo tipo di realtà, e infine rabbia per la magia e la tranquillità di quel posto, che si sono infrante per sempre, finendo nel Tevere insieme alle siringhe che quei 3 hanno gettato indisturbati dopo essersi sorrisi tra di loro.
Forse sarà stata la suggestione del momento, ma dietro ad un'effimera felicità mi è sembrato di cogliere nei loro occhi un fondo di amara disperazione.

Fortunatamente poi mi sono vista con Dario, che chiamo "Guru" proprio per la sua capacità di trovare le parole adatte ed i consigli giusti in ogni situazione, e dopo avergli raccontato tutto mi sono un po' calmata, ma quella scena non me la sono tolta dalla mente per tutto il giorno e chissà per quanto ancora resterà vivida dentro di me.
Probabilmente sarà una di quelle immagini che difficilmente dimenticherò.

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