sabato 16 febbraio 2008

SAN FAUSTINO E IL DESTINO parte prima

Ieri, San Faustino, festa dei single, è stata una giornata intensa e ricca di sorprese.
Per questo dividerò questo post in 2 parti.


1)SAN FAUSTINO SELVAGGIO

Dopo aver combattuto con il letto sfasciato alle ore 4 del mattino finalmente io e Pink cadiamo in un sonno profondo, pesante come può essere Morfeo soltanto dopo aver giocato a freccette con Bacco.
Destati alle 2 del pomeriggio dalle note soavi dell'aspirapolvere passato da Myra ci siamo nutriti di wurstel sbruciacchiati per colpa di distrazioni assonnate, e di pastarelle e tartine, avanzati dal cenone del 14.
Abbandonato senza troppi rimpianti ogni progetto coscienzioso di studio, ci siamo armati di plaid e tanta buona volontà per vedere finalmente il famoso "INTO THE WILD" , che ha suscitato recentemente commenti di ogni tipo tra i giovani della nostra generazione.
Ammetto di essere partita prevenuta nei confronti di Chris McCandless, il tormentato giovane protagonista della storia, eppure nonostante la grande stanchezza non sono crollata come al mio solito perchè, bisogna riconoscerlo, la regia e la sceneggiatura di Sean Penn hanno dato ottimi risultati e anche perchè l'attore Emile Hirsch è un gran pezzo di figo, oltre ad essere molto bravo.
La storia è semplice e lineare, tratta da fatti realmente accaduti che sono stati narrati nel libro di Jon Krakauer "Nelle terre estreme", per i cui diritti il regista ha dovuto aspettare 10 anni.

Un giovane americano benestante di 24 anni, dopo aver conseguito la laurea ,nel 1990 decide di chiudere i ponti col passato e di far perdere ogni traccia di sè.
Dona tutti i suoi soldi in beneficienza, brucia i contanti che gli sono rimasti e abbandona la propria macchina per lanciarsi in un viaggio estremo attraverso l'America.
E già qui ho iniziato a storcermi.
Va bene la beneficienza ma che mi significa dare fuoco alle banconote?
è dare uno schiaffo alla miseria, è dire" io che sono nato ricco bianco e fortunato posso scegliere di privarmi completamente perfino del simbolo più eclatante della società in cui vivo e lo disprezzo talmente tanto da annientarlo". Si caro, ma senza il denaro messo da parte per farti studiare come avresti potuto ricevere un'istruzione e leggere quei libri che ti hanno aperto la mente?. Continuiamo.
L'inquietudine di Chris, in parte dovuta al pessimo rapporto con i genitori, lo spinge ad attraversare gli Stati Uniti e il Messico del nord, dietro lo pseudonimo di "Alexander Supertramp".
Durante il suo viaggio verso l'Alaska, la meta da lui maggiormente ambita, incontrerà sulla sua strada diverse persone.
Primi tra tutti una giovane coppia hippie, che iniziano a considerarlo come il figlio che non hanno mai avuto; poi una cantautrice di soli 16 anni, bella come il sole , con una voce d'angelo, e palesamente interessata a Chris, che gli si offre completamente.
E lui come si comporta?
Non di certo come qualsiasi uomo avrebbe fatto ma le chiede invece" facciamo qualcos'altro insieme?".
Un comportamento davvero ammirevole, ma molto poco credibile e decisamente ottuso.
Prima di arrivare in Alaska l'ultima persona che conosce è Ron, un anziano ottantenne cui sono stati uccisi la moglie e il figlio, che da tempo ha rinunciato a vivere e si è chiuso nella solitudine del suo piccolo laboratorio dove lavora il cuoio.
Il vecchio si affeziona talmente al suo "Alex" che gli chiede perfino di adottarlo e in tutta risposta il ragazzo bofonchia che ne parleranno al suo ritorno.
Giunto finalmente a destinazione, il giovane si immerge nella natura di quelle terre immense e trae conforto dagli amati libri, gli unici compagni di questa folle finale avventura.
Si perchè il sapientone, dopo aver trascorso qualche settimana in un autobus abbandonato, e rischiando di morire di fame, dopo aver letto un passo particolarmente significativo decide di fare ritorno a casa ma, ahimè, sfortunatamente, il torrente che all'andata aveva attraversato con facilità si è trasformato in un vero e proprio fiume in piena.
è così che Chris si ritrova bloccato in quello che lui chiama il "magic bus", senza animali da cacciare e con la mente offuscata dalla disperazione che lo porta a confondere 2 tipi di bacche, uno commestibile, l'altro velenoso, infliggendosi così una morte dolorosa e solitaria.
Ah certo, non prima di aver capito che la felicità si trova sì dentro noi stessi ma che è reale soltanto se condivisa con gli altri, conclusione condensata nella frase migliore del film che egli appunta prima di morire
"HAPPINESS ONLY REAL WHEN SHARED".

Capisco l'avventura, la ribellione, la rabbia giovanile e anche un po' la presunzione di remare contro questo mondo di cui siamo stati preda tutti almeno una volta nella nostra vita ma quello che mi domando è:
c'era bisogno di tagliare fuori dalla tua vita tutte le persone che ti vogliono bene e andare ad avvelenarti in Alaska per scoprirlo??????
Evidentemente si.
Dolcissima la scelta registica di fare della sorella la voce narrante, punto di vista esterno che accarezza ogni problematica del fratello che comprende meglio di chiunque altro.
Vena polemica a parte, è indubbia la profonda sensibilità del personaggio e il percorso interiore che compie per arrivare alla propria "verità" , in questo viaggio selvaggio a tratti allucinante, a tratti ammaliante ma sempre affascinante.
Le scene riuscite meglio per me sono quelle degli "addii" in cui il ragazzo saluta per sempre coloro che hanno incrociato il suo cammino e per i quali è diventato importante.
In un modo o nell'altro il giovane lascia dietro di sè qualcosa in sospeso, di non detto, dei nodi irrisolti che lo inducono a continuare a scappare.
Forse è proprio il peso di contare realmente per qualcuno, di essere il punto nevralgico di un'aspettativa che lo rende una figura senza pace, alla continua ricerca della ricetta per la felicità che in realtà già possiede dentro di sè.
Per questo la fine a cui va incontro mi ha rattristato e mi ha fatto anche un po' arrabbiare, quella morte che costringe la sua mente a volare per l'ultima volta tra le braccia dei genitori e a pensare" se io stessi correndo adesso tra le vostre braccia, voi vedreste quello che vedo io adesso?"
Le parole che Chris rivolge al vecchio prima di partire sono molto vere e lo scopro ogni giorno di più, specialmente in questo periodo" la gioia non deriva principalmente dai rapporti umani, ma è in tutto quello che ci circonda", ma mi sembra altrettanto logico che l'uomo ha per natura un innato bisogno di confrontare pensieri, emozioni ed esperienze con i suoi simili. Insomma di condividere.
Tenendo però sempre presente che il centro di ogni cosa che ci riguarda non è negli altri,ma dentro noi stessi.


3 commenti:

PiNk_InSiDe ha detto...

Uhmm.. secondo me non riesci a condividere il messaggio di Supertramp solo perchè sei donna ed è un pò roba da uomini. Le donne cianciano sempre più degli uomini che in realtà sono più chiusi e quindi digeriscono più facilmente un percorso fatto di singletudine per arrivare all'illuminazione. Abbiamo scritto delle cose uguali... uhuhuh!

Joey Potter ha detto...

credo soltanto che se avesse esternato di più e si fosse fatto meno pippe esistenziali a quest'ora il caro Chris sarebbe vivo, vegeto e probabilmente felice...

Joey Potter ha detto...

p.s: è vero noi donne cianciamo di più, basta guardare la lunghezza dei nostri post... a dopo per la parte seconda del post!