venerdì 19 settembre 2008

PER SENTIRSI AMATI


UNA MAIL DI BUONANOTTE

Una mail di buonanotte perchè prima non abbiamo avuto il tempo di parlare,
per ricordarti che non sei da solo, anche se adesso ti senti antipatico e asociale ( p.s= non è che lo senti, lo sei!)

Una mail di buonanotte per dirti che mi manchi tanto,
tanto tantissimo e ancora di più.

Una mail di buonanotte, perchè se il mondo ti delude un po',
allora chiudi gli occhi e ricordati chi sei.

Sei una di quelle poche persone che vale la pena di incontrare,
ti sai far amare senza chiedere nulla,
puoi parlare di tutto con estrema facilità,
e di tutto ti interessi con grandissima umiltà.

Quando mi sento triste o affranta anch'io chiudo gli occhi,
penso ai momenti più belli che ho vissuto,
e dentro a molti ci sei tu.
Occhi azzurri-anzi verdi, biondino, carino (ammazzame oh), si si sei proprio tu.

Tu sai prendere per mano senza stringere o costringere,
sai vedere lontano con la tua particolare luccicanza,
una luccicanza che a volte ti pesa,
ma che è segno del tuo essere speciale.

Una mail di buonanotte per non dimenticare che è difficile confrontarsi con le difficoltà,
ma che sono le difficoltà stesse a trasformare i metalli preziosi in gioielli: guarda noi.

Noi eravamo due sconosciuti che per qualche astrusa coincidenza si sono ritrovati allo stesso incrocio per "causale casualità":
il perchè l'abbiamo forgiato insieme giorno per giorno, di discussione in discussione, litigio dopo litigio.
E non è tanto più bello ora poter dire a gran voce "quante ne abbiamo passate, ma siamo ancora qui"???

Una mail di buonanotte per scrollarti di dosso quella cappa di tragedia,
addensata nel cilindro dove mescoli un po' tutto, verità e finzioni amplificate da un orgoglio importante,
ma sempre in silenzio, fosse mai che qualcuno se ne accorga.

Non è facile essere innamorati,
guardare chi ami comportarsi come un estraneo,
sentirti spettatore della tua storia anzichè attore.

Nell'antica Grecia diversi erano gli atti di uno spettacolo, almeno 5...
Tu non sei neanche al primo e già temi di non essere all'altezza o che non sia abbastanza per te?
E come fai a giudicare se non hai assistito all'intera rappresentazione?
Come puoi battere le mani o decidere di farti rimborsare il biglietto?

Una mail di buonanotte perchè hai ragione,
nella vita non c'è la prova del 9, bisogna rischiare.

Domandati se ne vale la pena, domandatelo con tranquillità ma con fermezza: vale la pena?
L'umore che cambia, non riuscire ad essere oggettivi, un minuscolo dettaglio diventa una diga straripante: ne vale la pena?

Una mail di buonanotte in cui vorrei rispondere per te a queste domande,
lo vorrei perchè sento di non poterti stare accanto veramente,
ma solo tu puoi farlo.

Solo tu, e il tuo riflesso nello specchio.

Una mail di buonanotte, anche se non è domenica e non è nei nostri accordi,
per infrangere le regole, sfidare la gravità e volare a Roma in questo istante.

Voglio prenderti per mano e andare con Ariel da qualche parte a parlare fino all'alba,
voglio farti le frittelle sapendo che avrai qualcosa da ridire sulla mia ricetta,
voglio ascoltare tutto, non soltanto un'ora di scheda telefonica.

Di Icaro nella storia ce n'è stato uno solo,
e la sua presunzione è stata duramente punita,
quindi per adesso me ne rimango nel mio letto a Montpellier,
a dirti che quello che ti sta capitando può succedere quando ami qualcuno, e ti dovrai abituare.

Abituati al fatto che spesso non potrai controllare le tue emozioni,
che anche loro ogni tanto vorranno prendere il volo come me,
lasciale andare.

Abituati a non avere definizioni, sei così bravo a crearne ma a cancellarle?
Ci hai mai provato?

Questa mia mail di buonanotte non vuol essere un "vademecum su come viverti la vita",
prendilo piuttosto come uno "sfogo senza filtri" per non essere lì con te a vederti affrontare a testa alta la realtà.
"La mia, la tua, la nostra, la loro, quella del mondo".
100 punti se indovini le citazioni, buonanotte.

mercoledì 10 settembre 2008

LA COPERTA




Prendi una scatola, bella grande.
Prendila pure del tuo colore preferito.
Rosa? Perfetto. Rosso? Ancora meglio, significa passione.
Aprila. È vuota? Benissimo.
Comincia a riempirla.

Inizia dal fondo, chiaramente.
In basso metti le cose più morbide, i vestiti.
Quella gonna macchiata di vino che ti ha sempre portato fortuna, i calzini antiscivolo dentro ai quali il tuo piede è cresciuto, i pantaloni che non tradiscono mai quei chiletti di troppo, gli slip di quando hai dormito per la prima volta con un uomo.
Piegali bene, potrebbero sgualcirsi.
Vuoi prendere anche la camicetta viola? Puoi farlo. So bene che ti piace.
Il vestito a pois? Ma non ti ha un po’ stufato? Lo porti sempre dappertutto.
D’accordo, è un’istituzione, mettilo dentro.
Non scordare la coperta. Ognuno ha una coperta che desidera avere sempre con sé.

Adesso qualcosa di più duro, le scarpe rosse mai fotografate, non posso fare a meno di guardarle.
Ti senti bella, provocante, sexy quando le indossi: cammini un po’ storta, inciampi, sei buffa ma tenera.
Quegli stivali marroni hanno un certo fascino trasgressivo, c’entrano nella scatola?
Si, c’è ancora molto spazio.
Le ciabattine storiche, non vorrai mica lasciarle fuori! Ti hanno salvato i piedi dalle vesciche.
Mi raccomando, non dimenticare la tua coperta.
È importante: tutti ne abbiamo una preferita.

Passiamo alla toeletta. Prendi tutto ciò di cui hai bisogno.
La trousse di cappuccetto rosso dei tuoi 18 anni,
quella in legno con i trucchi biologici , regalo di papà ,
il profumo lo cambi sempre, non saprei quale consigliarti,stavolta decidi tutto tu.
Come dici, non sai quale scegliere?
Va bene, ti do il mio, tanto è quasi finito.
Il deodorante della nivea che resiste per 24 ore, il rimmel che ti allunga le ciglia da cerbiatto, le salviettine struccanti. Ovviamente lo spazzolino da denti.
Ti sei ricordata la coperta?

Fammi vedere. Hai già messo un bel po’ di roba!
E ora ciò da cui non ti separeresti mai: i tuoi libri.
Quelli che ti hanno accompagnato per tutta la vita, quelli che non smetteresti mai di leggere, che ti hanno vista diventare ragazza e poi donna.
L’amico ritrovato, il giovane holden, il piccolo principe, piccole donne.
E quelli più recenti : la casa del sonno, se una notte d’inverno un viaggiatore, ti prendo e ti porto via, il mondo di sofia.
E quello recentissimo? La solitudine dei numeri primi. Conosco il motivo per cui ti è piaciuto, non dimenticarlo. Come faccio a saperlo? Sei tu il libro che so leggere meglio.
Quando vuoi mettere la coperta? Hai riempito mezza scatola.

Metti dentro quello che può esserti utile.
Il telefonino, certamente. Con tutti gli sms che ti hanno commosso o che ti hanno fatto incazzare.
E l’ipod, con le canzoni che adori. Quelle dolci da cullare dentro di te e quelle che scatenano l’energia che hai quando balli. Un passo di valzer? Scherzavo, sai che non sono capace.
Chiudi il computer nella custodia, altrimenti rischia di rompersi, il tuo bel portatile con le foto dei momenti divertenti, frizzanti, importanti. Non ho mai capito se ti piaccia o no il flash, ma sei davvero fotogenica.
Perché non mi credi?
La coperta! Stavi di nuovo per dimenticartene.

Prendi i fazzoletti, per asciugare le lacrime improvvise. Dici che non piangerai? Ne dubito.
Cos’è quello? Un intero barattolo di penne rigorosamente bic, rigorosamente nere.
E una risma di fogli.
Giusto, ami scrivere. Certo che me lo ricordo. Pensi che non ti prenda abbastanza sul serio?
Quando la smetterai di pensare a quello che penso io e comincerai a prenderti tu un po’ più seriamente?
Stavolta non scherzo.
Prendi la coperta, tutti ne vogliono una da portarsi appresso, ovunque si vada.

Tutto quello di cui non puoi fare a meno è là dentro, ne sei sicura?
I ricordi li hai appallottolati negli spazi vuoti?
Dai, quelli che rivivi ogni tanto ad occhi chiusi prima di dormire, perché hai paura che si cancellino col tempo, quelli che rendi immortali con le parole che imprimi sulla carta.
Un litigio furioso, il sapore della neve, uno schiaffo ingiusto,un abbraccio stretto stretto, l’orgoglio per te stessa, i migliori baci che hai dato e ricevuto.
E ancora, la prima volta che sei salita su un palco, le mani sudate che scivolano sui tasti di un pianoforte, la voce un po’ tremante che canta nel microfono, un concerto da capogiro, tu che leggi una poesia, un tema in classe, un racconto vincitore. Tua sorella appena nata appoggiata sulle tue ginocchia . L'hai amata da prima, da quando tua madre ha detto “è femmina”, l'amavi da 9 mesi.

Ora chiudi la scatola. Non ci riesci? Ci credo, straborda.
Aspetta, ti aiuto io.
Ho portato anche un lucchetto, di quelli che ti piacciono tanto, quelli che sono "per sempre".
Tu lo chiudi e io terrò la chiave. Non sgranare quegli occhioni marroni.
La conserverò fino a che non tornerai, fino a quando non avrai capito che non ti serve tutto quello che hai messo nella scatola, se hai la coperta giusta da portare con te.

Sapevo che l’avresti lasciata fuori.
Si, hai ragione, è grande e piccola insieme, è morbida, è calda. è l'unica che non ti abbandonerà mai.
Forza, prendila e parti. Girati e vai.
Non guardarmi così e soprattuttto non piangere, l'hai promesso.
No che non posso venire: non ce l'ho io la tua coperta.
Devi smetterla di rifugiarti tra le mie braccia quando il mondo ti spaventa.
Apri gli occhi, non c’è nulla da temere.
Puoi farlo, Porti te stessa con te.

giovedì 4 settembre 2008

LA RONDE


GIROTONDO

Non erano per lei,
no e non lo sarebbero mai state.

Si rigirava nel letto perché non riusciva a dormire… a chi pensava? Non sapeva rispondere, forse non voleva.
Magari era davvero inconsapevole,  eppure non gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio.

Cosa credi, di essere importante?
Sei solo un minuscolo puntino, un pedone in una scacchiera molto più grande e complessa di te, neanche un alfiere, una torre, magari un cavallo, niente.

Il vino soffia forte  nei suoi pensieri e le spazza via, quelle maledette, chissà da dove vengono o perché, ma di una cosa è certa: non nasceranno.

Quel che accadrà tra di noi stasera sarà unicamente per una notte, una notte come tutte le altre, in cui un uomo e una donna hanno deciso di incontrarsi senza un reale motivo, per il piacere di assaggiare una bocca sconosciuta, una pelle che viene da lontano, due occhi stranieri.

Pensavi che sarebbe durata, che sarei rimasto congelato accanto a te nell’istante in cui ci siamo incontrati?
Tutto quello che pensi di amare è un’effimera speranza, un’illusione che ti crei, un appiglio cui ti aggrappi per smettere di avere paura.
Perché ne hai e io lo so. Lo so e continuo a dirtelo: queste non sono per te e non lo saranno mai.

Corriamo in cerchio e torniamo sempre al punto di partenza.
Mi prendi la mano, non andiamo lontano.
Giro giro tondo, casca il mondo e cadi anche tu.

Cadono insieme e non possono rialzarsi.
Se ne rimangono lì con le ginocchia sbucciate senza leccarsi le ferite, mossi dall'abitudine, perché è più facile guardare nel dolore dell’altro che nel proprio.

Lui mi accarezza le gambe e spinge la mano più su tra le mie cosce, l’alcool mi scorre nelle vene e spara a zero sulla ragione.
Ma chi sono io veramente? Come posso stare lì inerte ?

Ti guarda negli occhi e te lo dice, biascica parole in una lingua che non conosci, che non puoi conoscere.
Si riappropria di lei, di tutto quello che è sempre stata da quando ha visto la luce in una notte di primavera, quando le ha piante tutte, quelle lacrime.
Ed erano per lei, per lei e basta.