venerdì 4 gennaio 2008

LA STANZA ROSSA...1 ANNO DOPO!


Per inaugurare il nuovo anno ecco l'inizio del mio proposito numero 1 del 2008,
l' ormai"leggendario"racconto..con la speranza di finirlo prima del 2009!

Vi copio qui il primo blocco,la prima scena,che è quella maggiormente visiva e meno onirica,che dà anche il nome al racconto.

Il titolo sarà, salvo ripensamenti dell'ultimo momento, "la stanza rossa".

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e a persone e luoghi realmente esistenti è da considerarsi PURAMENTE CASUALE.


"Mi trascinò dentro e si richiuse la porta alle spalle.

La chiave girò nella toppa e chissà come sparì: ero in trappola.
Mi guardò in silenzio.
Aveva gli occhi fiammeggianti, come li ha soltanto una donna quando prende una decisione;

i capelli spettinati le ricadevano scomposti sulle guance arrossate dall’alcool, la sua bocca era scura, sporca di vino, le sue labbra così vicine emanavano un calore intenso, che quasi mi scottava.

"Non dobbiamo,non possiamo”biascicai io, appoggiandomi alla porta.

Quel bicchiere di troppo stava facendo il suo effetto, ed era quello che lei voleva, lo sapevo bene.
“Invece si”- non si prese neanche la briga di guardarmi in faccia mentre lo diceva.
Mi scaraventò sul letto, uno di quei letti antichi che appartenevano a quella casa di campagna da chissà quanti anni, alto, massiccio, coperto di cuscini che odoravano di umidità.

Ero disteso di traverso sul materasso e lei seduta sopra di me.

Iniziò a slacciarmi i bottoni della camicia viola di stoffa lucida( tipo taffettà ma che taffettà non era), che poco prima mi aveva macchiato di birra, la sua compagna più affezionata.
Provai a bloccarla…inutile, si stava già facendo largo sotto la cintura,allentata magiacamente;le sue dita ora scivolavano giù, impazienti, lungo la cerniera dei pantaloni.

Non avrei potuto opporre resistenza, si muovevano decise, sorprendentemente agili, di un’abilità che mai mi sarei aspettato; i jeans obbedienti rispondevano al loro comando, come un cagnolino che riporta l’osso al padrone, così si accartocciarono fino alle mie caviglie.
Ero impotente di fronte a tanta determinazione!
Mi ricordava la fame di un animale che si risveglia dal letargo dopo un inverno trascorso digiuno. Stavo rabbrividendo lungo tutte le terminazioni nervose e lei lo sapeva bene.
Mi erano rimasti soltanto i boxer rossi addosso, anche se di solito era mia abitudine portare gli slip perché li trovavo più comodi, ma era la notte di capodanno e le tradizioni andavano rispettate.
In verità non ci credevo affatto a quelle squallide superstizioni, mi incollavano addosso un senso di tristezza sconfinata che mi accompagnava fino alla mattina del giorno dopo, iniziando così l’anno nuovo di pessimo umore.
Ma non era tristezza quella che mi pervadeva in quel momento:
ero in attesa,tutto il mio corpo la stava aspettando, era teso, teso verso di lei, verso il piacere che di lì a poco mi avrebbe procurato."
Per il seguito al prossimo post..ringrazio le persone che hanno contribuito ad ispirare questa prima puntata,senza le quali non sarebbe mai nato questo racconto.A distanza di un anno mi viene (quasi)da sorridere.

3 commenti:

PiNk_InSiDe ha detto...

ottimo il ringraziamento all'ispirazione: mi viene (quasi) da sorridere... muahahahah! sempre sottolineando che ogni riferimento è PURAMENTE CASUALE.

Anonimo ha detto...

:P A parte tutte le stronzate, penso che, per uno scrittore o cmq un artista in generale, la possibilità di ispirarsi è un grande dono da offrire a qualcuno. Per quel che mi riguarda è un dono che, quando mi è stato offerto in passato, non ho mai dimenticato. E credo che sarà così fin quando avrò ispirazione in corpo.

Joey Potter ha detto...

wow ci siete andati molto meno pesanti di quello che mi aspettassi..vedremo con il seguito!
credo che il dono sia e da parte di chi ispira e da parte di chi è ispirato..è lo scambio osmotico di cui si nutre la scrittura o cmq l'arte in generale.