venerdì 18 gennaio 2008

HAPPY BIRTHDAY


...Ebbene si...Domani, 19 gennaio, il mio racconto non-finito compirà un anno..

Infatti esattamente 364 sere fa ero accoccolata davanti al caminetto nella sala da pranzo a casa di una mia amica, fuori Roma, a Sutri, a scrivere il primo abbozzo della "Stanza Rossa", costituito inzialmente soltanto dalle 4 facciate di un foglio protocollo a righe.

Prendeva vita il "Racconto", ( mi permetto la maiuscola a causa della sua "gestazione" molto più complicata del previsto) che dopo un anno non ha ancora trovato una conclusione, e non perchè io non l'abbia scritta..
Il finale c'è, esiste, sulla carta e nella mia mente, ma è come se avessi sviluppato una sorta di blocco psico-fisico ... Approfitterò di questo post per mettere un po' di ordine in questo marasma spazio-temporale, quasi surreale..


Inizialmente esisteva soltanto la storia di 2 personaggi, un uomo e una donna, che come sapete se avete letto qualche post indietro, si chiudono in una stanza la notte di capodanno.

Lui è incerto, lei determinata, l'attrazione magnetica tra loro confinata tra quelle 4 mura li divora. E fin qui tutto a posto.
Quel 19 gennaio di un anno fa lo spunto per l'intera vicenda era già delineato.
Ma mancava qualcosa, o meglio qualcuno.

Tracciando il finale, proprio lì, tra una riga e l'altra, è spuntato un terzo personaggio, una bambina.

Viva, morta, sognata o immaginata dai 2 protagonisti, questo ancora non lo sapevo.

Si è trattato di un'apparizione dal nulla, completamente inaspettata anche per me, quasi la mia penna si fosse mossa automaticamente nel disegnare un fantasma evocato chissà da dove.

Ero soddisfatta di questo terzo elemento che in qualche modo creava scompiglio, ed era destinato a distogliere l'attenzione dal binomio lui-lei "inside the room", avvolgendo un ambiente molto fisico e concreto con un velo onirico impalpabile, eppure sentivo che non avrei potuto accontentarmi di un semplice ruolo marginale per questa bambina.

Una volta nata, avrebbe dovuto avere la possibilità di raccontare anche lei la sua storia, al pari degli altri 2.

Per la descrizione fisica mi sono completamente ispirata a mia sorella, che ha 7 anni, e dunque era perfetta: è ancora in quell'età in cui la speranza di unire fantasia e realtà non è andata perduta.
Per quanto riguarda invece quel che celava questa "creatura" dall'aria trasecolata ho dovuto sforzarmi di viaggiare dentro me stessa e ricordarmi com'ero da piccola, cosa pensavo e come mi comportavo, quello che avevo paura di dire e quali erano i miei sogni.

In questo sono stata aiutata dalla fotografia qui in alto, in cui sembra che io abbia non più di 10 anni.In realtà è stata scattata l'anno scorso, quando di anni ne avevo 21, incredibile vero? Quando l'ho vista mi sono spaventata: non tanto per l'età che dimostro quanto per lo sguardo che è uscito fuori. Ecco, appena l'ho vista ho pensato: quello sguardo racchiude tutto quello che vuole comunicare la bambina del racconto.
E la cosa più incredibile è che la foto risale al natale del 2006, quindi circa un mesetto prima che io iniziassi a scrivere "la Stanza Rossa"... pazzesco, no?

Sono trascorsi mesi, e la bimba pretendeva sempre più spazio.

Da semplice apparizione, è diventata lei il vero asse tematico , lo specchio fedele delle aspirazioni e dei timori del personaggio maschile, che è anche la voce narrante.

è stato divertente scrivere una storia da un punto di vista maschile, ma per niente facile, tanto che a volte temo di avergli conferito una complessità e un'introspezione un po' troppo femminili.

Alla fine la situazione si è capovolta, protagonisti sono diventati lui e la bimba, e il ruolo di contorno è toccato alla donna, figura talmente solida e marcata che non ha assolutamente risentito dello spazio sottrattole, come se si fosse naturalmente messa da parte per lasciar brillare qualcos'altro. Anche questo è un processo che mi ha colto parecchio di sorpresa;

ero partita volendo spiegare in tono scherzoso il motivo per cui tra certe persone nasce un'attrazione e tra certe altre invece no.

Ero partita raccontando un'attrazione fisica, e mi sono ritrovata tra le mani un'attrazione spirituale e mentale.

Altro fatto curioso.
Il semestre scorso ho studiato per un corso di francese un romanzo di Balzac intitolato "il giglio nella valle"(a cui vorrei dedicare un post autonomo).
E non scopro che è la storia di un uomo diviso tra 2 donne, che rappresentano l'una un amore carnale,tutto fisico, l'altra un amore divino,tutto platonico?
Di primo impatto mi sono sentita molto poco originale, tanto più che il mio professore ci ha spiegato che esiste un'intera tradizione letteraria dell' "homme a deux femmes", cioè dell'uomo tra 2 donne, dettaglio che ignoravo completamente.
In seguito poi l'ho preso come un segno del destino, un ulteriore tassello del mosaico che si metteva a posto, soprattutto perchè come avevo già pensato di fare anch'io Balzac uccide la sua Henriette, protagonista indiscussa a tutti gli effetti.

Si anche la mia bimba doveva morire, così come era nata e vissuta facendosi spazio tra le pagine.

E perchè lei, e non la donnna o magari proprio il personaggio maschile?

Credo sia questo che mi abbia tenuta bloccata per molto tempo: sotto sotto mi ero affezionata molto , sbagliando certo, ma non ce la facevo a lasciarla morire.
Alcuni crederanno che sia una cosa stupida, perchè alla fine è lo scrittore che decide il destino dei personaggi che crea e potevo benissimo non ucciderla..

è strano perchè dentro di me sapevo in che direzione dovesse andare il finale ,ma non riuscivo a concretizzarlo..

Ma Balzac mi è venuto in aiuto: era convinto che nonostante la morte la virtù non sparisse mai, e che la sua protagonista avrebbe continuato a vivere nei ricordi e nell'anima di Felix, il giovane legato ad Henriette.

Beh, vale lo stesso per me.

Dopo la morte la bambina paradossalmente sarà ancora più reale, tanto da cambiare la vita del nostro protagonista..!
E PER CHI è ARRIVATO FIN QUI, COME PREMIO, (O PUNIZIONE) UN PICCOLO INEDITO...
"Ci stavamo guardando per la prima volta,ma era come se avessimo camminato su 2 rette parallele fino ad allora.
Vicini,senza mai sfiorarci,inconsciamente consapevoli l’uno dell’altro.
Mi stava guardando per la prima volta,ma come se sapesse in anticipo della mia presenza.
Come se mi stesse aspettando.
Il suo sguardo era teso,teso verso di me,teso verso quello sconosciuto che la stava guardando.
E fu in quell’attimo che compresi di conoscerla da sempre.
Nell’attimo in cui le scattai quella fotografia la capii come da nessuno era mai stata capita,glielo lessi dentro,la capii come non avevo mai capito nessuno,neanche me stesso.
Vidi agitarsi nei suoi occhi porte che sbattevano,braccia che si tendevano nel vuoto,scale salite col fiatone per il timore di non arrivare mai.
Vidi la paura di rimanere da sola ancorarsi a dei sogni infantili che si erano infranti ,vidi il rancore di non poter cambiare il passato,vidi la nostalgia di affetti perduti,l’ostinazione di riportare indietro chi non c’era più;
Vidi il dolore sordo di non voler crescere,vidi l’angoscia di un corpo che cambia,di peli che spuntano,di un sudore che si diventa acre,di sangue che sgorga senza senza un delitto,di ormoni che pretendono ascolto,di lacrime versate senza un perché."

2 commenti:

PiNk_InSiDe ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
PiNk_InSiDe ha detto...

Ooops... ehm... ho sbagliato e ho cancellato il commento precedente, Comunque avevo scritto:
Wow, che emozione l'inedito! Daje su, un pò di coraggio a mettere tutto nero su bianco altrimenti sta ragazzina va a finire che muore sul serio, di vecchiaia però....